L’India che si muove
Le ferrovie sono l’anima commerciale e sociale dell’India. La maggior parte degli indiani si muove in treno. Circa 20 milioni di persone utilizzano ogni giorno le ferrovie indiane per i loro spostamenti. Alcuni per solo poche decine di chilometri, altri per centinaia dal nord al sud del paese.
Indian Railways. Basta un solo viaggio di poche ore a farvi capire molto più dell’India di quello che non capireste in intere settimane. Anche perché i treni sono ormai parte della storia del Paese; introdotte dal governo coloniale britannico nel 1853 con una prima linea da Mumbai a Thane nello Stato federato del Maharashtra, la rete ferroviaria passò in mano al governo nel 1951 con l’indipendenza dell’India. La società statale INDIAN RAIL, attuale proprietaria, conta ben 65.000 chilometri di rete ferroviaria con 9,213 locomotive diesel (alcune ancora a carbone), una colossale ragnatela distribuita su tutto il territorio, tanto grande da essere stata divisa in ben 16 zone amministrative. Tra le 7500 stazioni ci sono anche le due con il nome più corto e più lungo del mondo: Ib e Venkatanarasimharajuvaripeta.
A proposito delle stazioni, un altro viaggio nel viaggio. Sembra di entrare in un caravanserraglio o in un bazar dove è possibile trovare di tutto e tutti. Un grande accampamento dove intere famiglie bivaccano in attesa del treno. Un suono sordo e profondo ne annuncia l’arrivo con una puntualità spesso disarmante. Insegne luminose indicano il punto preciso dove la carrozza della rispettiva classe si fermerà e al megafono i nomi dei treni in arrivo vengono annunciati in un inglese un po’ discutibile, ma abbastanza comprensibile.
Le classi sono 8 e vanno dalla prima con cuccette da quattro persone con aria condizionata e prese elettriche a quelle di classe più bassa senza prenotazione con sedili di ferro e legno, con maniglie saldate ed enormi ventilatori, dove in molti dormono arrampicati sugli spazi dei porta bagagli.
Il treno è la parte dell’India in cui si percepisce meglio di qualsiasi altra realtà una sospensione temporale tra tradizione e modernizzazione come è ben descritto ne ‘Il treno di notte’, opera di Ruskin Bond, uno degli autori più amati da intere generazioni indiane e non solo.
Un mondo dove si incontrano sadhu e commercianti, rappresentanti e pendolari, famiglie e senzatetto, mucche e bambini; un universo di persone che vanno e vengono, che scendono e salgono, che aspettano e arrivano. Un via vai infinito di gente che si muove su strade di ferro.
Buona luce
P.S.: se riuscite, procuratevi il magnifico documentario del National Geographic, The Great Indian Railways, credo che sia magistrale per approfondire l’argomento.
Giancarlo Malandra" rel="external nofollow">Giancarlo Malandra 13 Marzo 2013 at 12:08
Magnifiche immagini, Edoardo!! Come al solito, aggiungerei! 🙂
Edoardo" rel="external nofollow">Edoardo 13 Marzo 2013 at 13:19
Grazie Giancarlo!!!!
Riccardo Pieri" rel="external nofollow">Riccardo Pieri 13 Marzo 2013 at 14:07
qui c’è poco da dire….F A V O L O S E…..l’uso della luce è qualcosa di magico. Un reportage che da piacere agli occhi del fotografo e tanto da pensare alla mente di chi guarda.
Edoardo" rel="external nofollow">Edoardo 13 Marzo 2013 at 15:04
Grazie Riccardo, troppo gentile
Andrea Rossi 14 Marzo 2013 at 10:08
Edoardo, dovevano eleggere te Papa! 😀
Splendido reportage, accompagano ta interessanti utili informazioni 🙂
Edoardo" rel="external nofollow">Edoardo 14 Marzo 2013 at 11:17
Wow non avrei cambiato nemmeno nome: Papa Edoardo suona bene 😉