Diventare un World Heritage Site protegge il patrimonio? La storia dei Tolou, le case-fortezza degli Hakka
Se non fosse stato per un satellite spia americano che circa 50 anni fa sorvolando la regione del Fujian nel sud est della Cina fotografò delle grosse forme circolari scambiate per rampe missilistiche, le case fortezze degli Hakka forse oggi non sarebbero state così famose e inflazionate dal turismo di massa cinese e internazionale. La Cina di quel periodo era totalmente chiusa all’occidente e il Pentagono dovette mandare una spia per controllare a cosa servissero quelle strutture così particolari. Si scoprì essere delle grandi costruzioni rurali, una sorta di condomini, abitate da contadini riuniti in una forma associata specifica, simile ad una cooperativa o ad un antico clan, con gerarchie chiare ed una organizzazione agricola efficiente.
Il mondo, in piena guerra fredda, trasse un sospiro di sollievo, e quella scoperta tolse dall’isolamento quelle popolazioni con le loro fortezze circolari. Nel tempo si è sviluppato un turismo sempre più numeroso, assolutamente poco attento a mantenere in piedi le tradizioni e la cultura di questo popolo alla quale, paradossalmente, ha dato un ulteriore contributo l’Unesco, che nel 2008 ha riconosciuto il valore di questo sito appartato e a quel tempo assolutamente poco frequentato dai viaggiatori occidentali, facendolo entrare, da un lato nel novero degli ambienti da ‘tutelare’ perché patrimonio dell’umanità, ma dall’altro aumentando di molto la sua notorietà. Ma quali sono questi criteri?
Fino alla fine del 2004, ci sono stati sei criteri per i beni culturali e quattro criteri per il patrimonio naturale. Nel 2005, questo è stato modificato in modo che ci sia solo una serie di dieci criteri e i siti designati devono essere di “eccezionale valore universale” e soddisfare almeno uno dei dieci criteri. Certamente i Tolou soddisfano due dei sei criteri culturali:
(III). “apportare una testimonianza unica o eccezionale su una tradizione culturale o della civiltà”
(IV). “offrire un esempio eminente di un tipo di costruzione architettonica o del paesaggio o tecnologico illustrante uno dei periodi della storia umana”
Però mi chiedo, far diventare queste strutture musei, spostare i vecchi contadini e trasformare quelle che in origine erano le loro cucine in negozi di souvenir, radere al suolo e ricostruire antichi Tolou, sradicare tradizioni ed edificare paesi non armonizzati con l’ambiente è legittimo nell’ottica di un World Heritage?
Il governo cinese ha di fatto espropriato ai legittimi abitanti, quelle strutture più complesse, e ha costruito a fianco dei condomini totalmente slegati all’ambiente e all’armonia estetica del luogo. Da un lato si è tutelato queste case fortezza – anche se in molti casi le antiche mura sono state rase al suolo e totalmente ricostruite – ma dall’altro sono nate delle città intorno e spesso anche attaccate ai Tolou che niente hanno a che vedere con l’architettura degli Hakka.
I Tolou sono imponenti, massicci, in maggioranza di pianta circolare, ma anche quadrata; tre piani e più fuori terra, con finestre solo dal secondo piano, due ingressi contrapposti ed una complessa serie di logge interne, tutte realizzate attorno ad un cortile centrale aperto. Una costruzione tonda, circolare, o quadrata con un tetto a doppia falda e sistemi di gestione delle acque piovane; spazi destinati alla vita comune ed altri riservati alla famiglia, i luoghi della preghiera e della scuola, le cucine a piano terra e le camere ai piani più alti. Per quale motivo abbiano scelto di costruire le loro case in questa forma assolutamente unica è uno dei misteri che avvolge la storia di questo popolo.
Un tempo dovevano essere brulicanti di vita, ogni piano con una funzione diversa e ogni abitante con una funzione cooperativa propria. Oggi quelli principali sono stati trasformati in musei e alcuni dei vecchi abitanti hanno aperto dei negozi di discutibili souvenirs al posto delle vecchie cucine.
Alcuni Tolou più lontani dalle nuove città hanno mantenuto le caratteristiche di un tempo, ma si sono gradualmente svuotati e solo pochissimi vecchi continuano ad abitare qualche ‘appartamento’. Gli interni sono fatiscenti, non c’è più manutenzione e molte travi in legno dei piani alti sono collassate. I giovani – a causa anche della legge del figlio unico in vigore fino a pochi anni fa – hanno abbandonato la vita agricola per trasferirsi nelle città sorte intorno ai vecchi edifici. Oggi non è più l’agricoltura la maggior fonte di sostentamento, ma il turista.
Ormai le case-fortezza hanno perso quel fascino che dovevano avere un tempo. Tutto intorno alle vecchie strutture sono sorti decine di alberghi per accogliere migliaia di visitatori che ogni giorno scendono da decine e decine di grandi pulman turistici. Visitors centers, biglietti d’ingresso e tornelli d’accesso regolamentano le visite. Fortunatamente muovendosi fuori dai percorsi turistici segnati c’è ancora qualche struttura vera, che ricorda come doveva essere la vita rurale di alcuni anni fa. In certi casi il turismo, la modernizzazione, la miopia e l’ignoranza culturale di certi governi porta a dei cortocircuiti paradossali. Ciò che sulla carta doveva proteggere (Unesco) ha contribuito alla loro ‘distruzione’.
Buona luce
P.S.: si ringrazia per le riprese aeree Alessandro Del Bene