La foto di Giuseppe Marano in critics
Fotografia di: Giuseppe Marano
Bio del fotografo:
Nato a Catania Giuseppe Marano scopre la fotografia agli inizi degli studi universitari in comunicazione, al termine dei quali inizia a dedicarsi a tempo pieno alla fotografia. Sin da subito appare chiaro l’interesse per una fotografia di stampo umanistico. Dopo i primi anni dedicati agli studi da autodidatta, arrivano i primi riconoscimenti in diversi contest fotografici, alcuni dei quali internazionali (Fototalentos ’09, Fotocofrade ‘09). Nel 2011 inizia un importante rapporto di collaborazione con la fondazione Fiumara d’Arte, per la realizzazione del Museo dell’Immagine a Librino (CT), progetto nel quale sono coinvolte circa 30.000 persone della città di Catania e che vede anche la partnership del National Geographic Italia. Sempre nel 2011 vince una borsa di studio indetta da Spazio Labò, per la realizzazione di un progetto fotografico a New York. Qui avrà modo di crescere e confrontarsi con la realtà americana e conoscere fotografi di spicco internazionale come Andrew Sullivan, Erica McDonald, Davide Monteleone, Krisanne Johnson, Amy Touchette, Amy Stein. Negli Stati Uniti lavora ad un progetto dal titolo Far from Home, un’indagine introspettiva sul vivere quotidiano della grande metropoli americana. Nel 2012 inizia un rapporto di collaborazione con l’agenzia fotografica Atlantide PhotoTravel, che lo rappresenta all’interno del mercato in importanti agenzie di stock image (Corbis, Getty Images). Nel 2013 arrivano importanti riconoscimenti per il progetto Finché Morte non ci Separi, con una Menzione d’Onore al Ragusa Foto Festival, e la selezione tra i finalisti del Kolga Photo 2013 di Tblisi (Georgia) dove il progetto sarà esposto e inserito nel catalogo del festival. Nello stesso anno rientra nei top 10 fotografi di matrimonio dell’Associazione Nazionali Fotografi Matrimoni ANFM. La ricerca attualmente converge sempre più su una fotografia che non sia solo documento, ma occasione d’introspezione e di ricerca personale. Da qui prendono vita alcuni dei lavori più recenti, quali Nel Nome del Padre e del Figlio e Because I’m Living in Florence.
Commenta: Peter Parker
L’immagine è piacevole è un po’ un classico del giorno del matrimonio con spose velo dotate 🙂 . Però manca qualcosa, qualcosa che mi faccia dire “perfetta è lei”. Un classico per intenderci è un po’ come la Dama con l’ermellino o come la bimba afgana di Steve McCurry quindi se voglio rifarmi ad un modello devo quanto meno uguagliarlo.
Cerchiamo di capire cosa manca, o cosa c’è di troppo.
PUNTO DI VISTA: il punto di vista non è sbagliato ma è un po’ incerto è quel mezzo che rischia di non essere ne carne ne pesce. Non sono diretto ma non sono nemmeno abbastanza dall’alto. Una scelta poco decisa quindi che mi fa pensare al fatto che l’autore sia qualcuno che non ha ancora elaborato un suo stile preciso ma che stia prendendo le misure.
INQUADRATURA: è molto statica, mi piace il taglio nella parte inferiore ma la sposa è leggermente troppo centrale avrei preferito movimentarla un po’ magari in maniera banale seguendo la regola dei terzi. Tra l’altro in questa maniera vado a diminuire la porzione di nero.
GAMMA TONALE : le due bande nere a dx e a sx contribuiscono a “bloccare” l’immagine. con un taglio più deciso aumento la porzione bianca e solare della foto.
Il velo e le sue sfumature si vanno poi un po’ a perdere tagliando un po’ tra l’altro diventano percentualmente più grandi all’interno dell’immagine accentuando una sensazione di intimità, di delicatezza. Insomma siamo andati molto vicini. Però dobbiamo stare attenti ai dettagli. Non mi piace mai tagliare le foto dopo lo scatto però se vedo che funzionano meglio non me ne faccio un cruccio. Questo era un caso.