Magari fare una bella foto fosse facile!
To take a photograph is to participate in another person’s mortality, vulnerability, mutability. precisely by slicing out this moment and freezing it, all photographs testify to time’s relentless melt.
Susan Sontag
Ho letto di un curioso esperimento in cui è stata data una macchina fotografica ad un barbiere che niente aveva a che fare con il mondo della fotografia, gli sono stati bendati gli occhi e gli è stato detto di fotografare una modella la quale si limitava a dirgli dove si trovava nello spazio davanti a lui. Il risultato è stato che uno degli scatti fatti, debitamente ritoccati in post produzione, è stato pubblicato sul sito di Vogue Italia. L’autore dell’esperimento – noto fotografo di moda italiano – ne deduce che oggi è molto facile fare una bella fotografia.
Questa cosa mi ha fatto riflettere e, come mi capita sempre più spesso, ho voluto condividere le mie perplessità con chi avrà la pazienza di leggermi. Prima di tutto mi sono chiesto perché tale esperimento dovrebbe essere legato all’oggi, sottointendendo – ma è una mia deduzione – che è il digitale che ha permesso questo. Forse sarebbe costato di più ma se la stessa cosa fosse stata fatta con la pellicola 30 anni fa quando già esisteva l’autofocus e un buon sistema esposimetrico on camera, si sarebbe ottenuto lo stesso risultato. Non solo, ma se per assurdo legassi una macchina fotografica programmata in time lapse al collare di un cane credo che si otterrebbe anche in questo caso una o più foto da pubblicare su una rivista specializzata in animali domestici. Da quest’ultimo esperimento cosa si dovrebbe dedurre che anche i cani sanno fotografare? Oppure se lanciassi una macchina fotografica in aria impostando l’autoscatto e lo facessi n volte otterrei molto probabilmente una scatto da pubblicare su qualche magazine di fotografia creativa, ma anche in questo caso cosa dovrei dedurre che la camera stessa è ‘fotografa’?
No permettetemi di dissentire. L’esperimento è privo di senso, non credo possa portare a nessuna conclusione se non che per la legge dei grandi numeri o più banalmente per semplice statistica anche un animale che fa migliaia di foto a caso una ‘corretta’ esce fuori.
Altra riflessione. Nel momento in cui ho una modella – si presuppone professionista – che dà indicazioni a colui che scatta, che viene messa da un fotografo di moda in un certo ambiente, con una certa luce e con un certo sfondo e viene data, sempre a colui che scatta, una macchina fotografica già regolata ancora dal professionista nella modalità di scatto più adatta alla scena, corredata di un obiettivo anch’esso scelto dal fotografo beh direi che la foto alla fine è già fatta. Se a premere il pulsante di scatto non è il fotografo che ha ‘costruito’ la scena cosa cambia? Allora certe foto di Antoine D’Agata dove è lui il protagonista dell’immagine non sono ‘sue’? Oppure quel genio della fotografia camaleontica di Liu Bolin non è un fotografo?
Non capisco onestamente nemmeno la provocazione, se di quella si tratta. Cosa si vuole provare? E perché? Non credo faccia bene alla fotografia in generale sostenere che un ‘semplice’ barbiere sia in grado di fare delle immagini belle – perché non è vero – soprattutto se questa affermazione viene da un noto professionista. Allora si giustifica il non pagare una foto, tanto tutti sono in grado di farla. Si giustifica il ‘mi dispiace non c’è budget, alla fine poi cosa hai fatto solo una fotografia’. Perché chiamare un professionista in fondo basta il vicino di casa. Dove sta allora il valore di una foto?
No mi dispiace fare una bella fotografia non è assolutamente facile, non lo è oggi e non lo è mai stato.
Un bello scatto ce lo insegna Bresson cosa vuol dire: mente, occhi e cuore in sintonia. Con tutto il rispetto per la foto scelta e per il photoeditor che ha deciso di pubblicarla mi sembra che siamo molto distanti da poter considerare quella fotografia bella. Se poi il messaggio che voleva passare era un altro, qualcuno me lo spieghi io non l’ho capito.
Buona luce
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