Il vero reportage nel matrimonio – Real photojournalistic style on mariage
Scusate se affronto ancora questo argomento, ma vedo e sento in giro che c’è un po’ di confusione sul concetto di “fotografia di reportage” e soprattutto quanto questo è legato all’evento “Matrimonio”. Premetto, come dico sempre nei miei workshop, che la Fotografia di Matrimonio NON esiste, ma esistono ovviamente i Fotografi di Matrimonio. Non è questa la sede adatta per chiarificare, nei dettagli, questa affermazione anche perché porterebbe un po’ fuori strada dall’oggetto dell’articolo. Spendendo solo due parole a riguardo io credo che, o si interpreta il Matrimonio come il racconto di un evento e quindi si lavora in chiave reportagistica, oppure lo si interpreta come un servizio di moda e come tale lo si deve gestire. Quando si comincia a mescolare i due stili si crea un qualcosa di troppo eterogeneo il famoso: né carne né pesce. Ovviamente non dico che uno sia migliore o peggiore dell’altro, semplicemente sottolineo i due stili che sono l’uno all’opposto dell’altro sia come approccio prima, durante e dopo il servizio.
Ma veniamo al Reportage. E’ una parola francese che significa “riportare” nel senso di “raccontare”. Quindi quando si fa del reportage si deve raccontare qualcosa. Nello specifico si deve descrivere con le immagini tutte le fasi che caratterizzano il matrimonio (inteso come evento): preparazione, cerimonia, ambienti esterni, ricevimento, festa. C’è chi dice che nel reportage non si possono fotografare né dettagli né paesaggi, ma dove sta scritto. E’ ovvio che questo genere di fotografia deve innanzitutto riportare emozioni, cogliere attimi, raccontare situazioni, ma li deve anche ambientare. Per fare ciò è necessario contestualizzare l’evento e quindi il paesaggio entra con prepotenza nella fotografia. Il dettaglio poi, è un’altra parte integrante del reportage. Non le mani incrociate con gli anelli in primo piano e magari un faretto che li illumina creando un controluce (nella moda va benone), ma una lacrima, un pugno di un bambino che stringe il riso, un abbraccio, un vestito strappato. Insomma una Fotografia “aperta” (nei miei workshop approfondisco molto questo aspetto) che lascia a colui che “legge” l’andare oltre, uno scatto che anticipa o è conseguenza di un accadimento.
Il Reportage oltre ad essere uno stile è anche una filosofia. La fotografia diventa quasi uno specchio dell’anima e non solo “ruba” agli sposi e agli invitati qualcosa di intimo e misterioso, ma negli scatti si ritrova anche la parte qui segreta del fotografo stesso. E’ un intreccio di vite, di esperienze, di culture che si fondono nelle immagini. Il fotografo e l’evento entrano quasi in simbiosi. Non è un caso che con molte coppie, almeno per quanto mi riguarda, nasca una profonda amicizia.
Fare del Reportage soprattutto nel matrimonio, è una delle esperienze fotografiche più difficile da realizzare. Deve essere “buona la prima”, direbbe un regista cinematografico. E mi meraviglio tantissimo quando vedo in giro centinaia di fotografi che propongono questo genere alle coppie oppure addirittura “insegnano” a colleghi come farlo.
Beh non voglio annoiare ulteriormente chi sta leggendo, lascio quindi un po’ in sospeso l’argomento e, se ne avete voglia, date un occhio alle foto di seguito pubblicate. Credo che siano dei buoni scatti di reportage. Ah, il reportage è in genere bianco e nero, ma non solo…
Buona lettura
Giacomo" rel="external nofollow">Giacomo 3 Luglio 2010 at 18:38
Sono perfettamente d’accordo con te. Non ho mai voluto affrontare il genere matrimonio perchè qui nella mia zona si usa praticamente solo lo stile “moda mista” che personalmente ritengo orrendo. Il mio primo servizio di matrimonio l’ho realizzato il mese scorso grazie a una coppia di sposi che aveva la mia stessa visione: il reportage puro, il racconto di una storia. Purtroppo non so se avrò occasione di farne altri. Complimenti per gli scatti, tutti molto belli.