Può uno smartphone sostituire una macchina fotografica professionale?
Come ci ricordava John Hedgecoe, la fotografia è probabilmente fra tutte le forme d’arte la più accessibile e la più gratificante. Oggi con il digitale è veramente alla portata di tutti. Ma scattare non vuol dire fotografare e avere l’apparecchio più costoso di ultima generazione non garantisce la qualità della foto ottenuta.
Però può uno smartphone sostituire una macchina fotografica professionale? Ovviamente la risposta è no e chi sostiene il contrario lo dovrà giustificare con degli argomenti forti soprattutto legati a quei limiti tecnici che un ‘cellulare’ presenta. Ma, prima di aprire un dibattito sterile su grandezza del sensore, ottiche, rumore e altri ameni tecnicismi, credo si debba fare un passo indietro e riflettere sulla fotografia e sul perché si fotografa.
Ansel Adams diceva che la cosa più importante di un apparecchio fotografico sono le 12 ‘inches’ dietro la macchina. Per dirla alla Bresson fotografare è un equilibrio tra mente, occhi e cuore e poco importa con che mezzo si ottiene questa sintonia.
Proprio per tentare di provare questo, nei giorni scorsi ho cercato e trovato l’opportunità di fotografare un intero matrimonio utilizzando solo uno smartphone. Mi sono imposto anche di post produrlo unicamente utilizzando applicazioni interne al cellulare stesso. Oltre a tentare di far capire quanto sia importante l’occhio rispetto al mezzo volevo anche sfatare l’asserzione che ormai tutti possono fare belle fotografie avendo a disposizione degli smartphone da 41 Mpixels. Scattare con un cellulare è tutt’altro che facile, anzi direi molto più difficile che con una qualsiasi bridge. Finché si tratta di condividere qualche situazione su Instagram va bene di tutto ma se uno dovesse realizzare un servizio fotografico con un tale mezzo allora il discorso cambia radicalmente.
Qualcuno potrebbe però obbiettare che ci sono dei ‘signori’ professionisti che utilizzano il cellulare come alternativa alla macchina. Verissimo, ma analizziamo perché. Ci sono delle esigenze che riguardano alcuni settori della fotografia che proprio grazie all’utilizzo di un mezzo poco appariscente come un cellulare ne hanno agevolato l’utilizzo. Michael Christopher Brown – che ha avuto una nominee per Magnum – nei suoi reportage in zone di guerra ad esempio da tempo scatta e lavora le foto con un cellulare. E con lui ce ne sono molti altri che sfruttando il fatto che nessuno penserebbe di trovarsi davanti un fotoreporter, riescono a diventare ‘invisibili’ e quindi in grado di documentare situazioni che altrimenti sarebbe molto più pericolose e spesso impossibili da fotografare. Quindi in questo caso è la situazione a giustificare l’uso del mezzo. Se poi si ha delle esigenze di velocità di pubblicazione qui si parla di vero tempo reale senza dover ricorrere ad apparecchiature particolari.
Detto ciò, credo che in ambito professionale per un fotografo l’uso del cellulare, almeno al momento, finisca qui. Tutti gli altri utilizzi sono in genere occasionali, promozionali per le varie aziende produttrici e giustificati da delle contingenze particolari: una bella luce, un soggetto intrigante, una situazione irripetibile oppure semplicemente fotografare l’amico, i genitori, i propri figli ma usciamo quindi da un utilizzo professionale del mezzo. Poi possiamo parlare di ‘nuova arte’, di una forma espressiva diversa, di una specie di polaroidizzazione social ma stiamo parlando di altro. Certo può capitare di trovarsi nel posto giusto al momento giusto – vedi le foto dell’uccisone di Gheddafi – e solo grazie ad un cellulare quella situazione è stata documentata, ma sono dei casi eccezionali.
La tecnologia va avanti, i social hanno modificato l’utilizzo e la concezione stessa delle immagini e anche il professionista deve adeguarsi ai cambiamenti del mercato, per certi aspetti li deve anticipare altrimenti si trova fuori. Va bene sperimentare, divertirsi, trovare degli stimoli nuovi ma, almeno nel matrimonio, non c’è nessuna ragione che giustifichi la sostituzione della camera con un telefono. Anzi paradossalmente quando fotografo dei bambini con 3 macchine al collo i genitori gli sistemano i vestitini e dicono ai loro figli di guardare il Fotografo, mentre scattando con il cellulare mi sono trovato quasi in imbarazzo sotto gli occhi sospettosi di nonne e parenti. Sicuramente può essere un oggetto complementare per offrire alla coppia servizi alternativi, ma al momento niente di più.
Buona luce