L’editing nella fotografia di matrimonio e non solo
Hai scattato 2000, 4000, 7000 addirittura 15.000 foto durante un matrimonio e adesso? Editing, questo sconosciuto.
A mio avviso qualità e quantità non stanno necessariamente in proporzionalità diretta, ma se qualcuno si sente più tranquillo nel scattare molto, non mi permetto certo di giudicarlo o, peggio ancora, mettere in dubbio le sue capacità. Ma ripeto la domanda che spesso il fotografo si pone alla fine di un servizio: e adesso?
Le foto che andranno a comporre un album di matrimonio, sia questo in formato cartaceo o digitale, mediamente non saranno più di un centinaio. Ed ecco che la selezione di quelle che andranno a comporlo diventa fondamentale. Sapere quali scegliere tra le migliaia fatte e come ordinarle non è cosa semplice, anzi. Il lavoro principale è saper eliminare il superfluo, ciò che non è necessario al racconto dell’evento senza farsi influenzare da fattori emotivi o condizionare da genitori e parenti.
Storytelling
Fotografia di matrimonio
Fotografia documentaria
Questa difficoltà nella selezione è un problema condiviso anche da fotografi che si muovono su altri campi dell’immagine tipo la fotografia documentaria o il foto giornalismo. In molte redazioni viene in aiuto una figura professionale, il photo editor, il cui compito è proprio quello di individuare le fotografie idonee ad accompagnare visivamente un eventuale testo scritto. Uno dei metodi empirici e oggettivi più comunemente usati nell’editing è seguire le regole del giornalismo anglosassone ossia trovare quelle immagini che possono rispondere alle ‘5W‘, iniziali delle 5 parole inglesi: Where, When, What, Who, Why. Se dalle fotografie si riesce a dare seguito ad ognuna di queste domande allora, probabilmente, si è fatto un buon lavoro, dando per scontato la qualità tecnica delle immagini.
Ma una volta scelte e ridotte a un numero gestibile, come procedere per la composizione dell’album? Beh si passa alla fase successiva: ordinarle secondo una logica narrativa. Questo è il lavoro che completa e da un senso a qualsiasi produzione fotografica. Una sequenza ben fatta con un buon ritmo e una buona grammatica visiva evidenzia o meno la qualità di un lavoro.
Molte volte mi è capitato di fare da giudice a concorsi fotografici di matrimonio dove i partecipanti presentavano degli album completi, spesso ogni tavola era composta da due immagini. Nella maggior parte dei casi tante erano le foto esteticamente corrette che raccontavano in modo completo l’evento, ma la visione d’insieme era puramente didascalica, lo sguardo si annoiava. Se volessimo dare un voto e un giudizio direi una sufficienza piena: ‘il ragazzo s’impegna poco e potrebbe dare molto di più’. Questo non vuol dire che tra le migliaia di scatti fatti non ci siano quelli necessari a creare un bel progetto, ma solo che, spesso, non si ha la capacità di selezionare e disporre in una intrigante sequenza le fotografie scelte.
Durante i miei workshop o i B2B proprio sull’editing, chiedo ai partecipanti di mostrarmi il lavoro che hanno consegnato e un’ampia selezione – circa 800-900 foto – degli scatti che hanno fatto durante l’evento. Beh, in molti casi veniva fuori che il materiale scattato era buono, ma il problema stava nella capacità di scegliere.
Per fare un buon editing di un matrimonio (ma questi consigli si possono estendere anche ad altri generi di storytelling) occorre seguire alcuni step che partono naturalmente anche dalla fase di scatto: è ovvio che la risposta alle 5W deve essere ricercata prima. Un semplice schema da cui partire nello scegliere le foto può essere questo: suddividere il lavoro in 4 sezioni diverse e per ognuna di esse trovare delle immagini.
Apertura/Chiusura
Dettagli
Azione
Momenti
Alcune di queste dovranno essere più ‘potenti’ di altre, come l’immagine di apertura (quante volte si compra un libro ‘solo’ per una copertina accattivante) e quelle di chiusura (l’ultima immagine è spesso ciò che ricorderemo di più). Altre ancora saranno di passaggio, di transizione atte a introdurre momenti diversi della giornata. Importante sarà trovare la giusta sequenza cromatica che non vuol dire necessariamente utilizzare una omogeneità di colore – in alcuni casi si può bere un vino rosso su un piatto di pesce – talvolta un ritmo narrativo dinamico può essere dato da una color mista anche se, in questo caso, la scelta non è banale e il rischio di fare qualcosa di esteticamente discutibile è molto alto.
Spesso nella composizione degli album di matrimonio – digitale o analogico – si utilizzano entrambe le pagine e quindi ecco la necessità di creare delle tavole con dei dittici che in qualche modo dialoghino tra loro. Anche in questo caso la scelte delle immagini non può e non deve essere casuale perché lo sguardo del lettore si muove su entrambe.
Ricordiamoci che stiamo parlando di un album di matrimonio, perciò è importante avere sempre presente chi è il nostro ‘cliente’, dove queste foto andranno messe e a che scopo. Quindi è fondamentale proporre un lavoro, anche nell’editing, che rispecchi e sia in linea con l’aspettative del committente. Ad una coppia classica, legata alla tradizione, che celebra l’evento in un contesto sobrio, non potete proporre un editing alternativo magari legato a un linguaggio visivo contemporaneo. O meglio: chiaritevi molto bene in fase di prenotazione del servizio onde evitare discussioni quando lo consegnerete.
Tanti argomenti solo accennati, ma che meriterebbero approfondimenti mirati. Se qualcuno fosse interessato io organizzo dei one-to-one o dei workshop con un piccolo numero di partecipanti proprio sull’editing di un servizio di matrimonio. Insieme, dopo una fase teorica, cercheremo di fare una selezione di un matrimonio portato da ognuno degli iscritti e di studiare una sequenza narrativa in modo da presentare un prodotto pronto per essere stampato.
Per info scrivetemi: agresti.edoardo@gmail.com