La fotografia di matrimonio: la preparazione

 

Con un mio post precedente mi sono inoltrato nella storia della fotografia di matrimonio: dalla prima foto, conosciuta, quella delle nozze della Regina Vittoria, fino agli scatti degli attuali reali inglesi. Adesso mi piacerebbe entrare più nei dettagli di come, a mio avviso, ci si deve muovere quando si affronta un servizio fotografico di matrimonio.

Premetto che scriverò in base alla mia esperienza e al mio modo di interpretare, fotograficamente, il Big Day. Quindi ciò che andrete a leggere sono delle indicazioni legate a una visione personale di come mi muovo durante ‘quel’ giorno. Chi mi conosce sa che ciò che voglio ottenere dal servizio è il racconto di una storia, il mio approccio è, perciò, quello del reportage, del fotogiornalismo o, come si usa dire adesso, Life Style senza tralasciare la sessione dei ritratti della quale parlerò in seguito.

Per scrivere in modo più organico e per praticità descrittiva, divido l’evento ‘matrimonio‘ in quattro fasi principali: preparazione, cerimonia, foto di coppia, ricevimento e party. L’ordine, in genere, è quello appena scritto, ma ho fatto dei servizi dove ho iniziato con gli scatti di coppia, o addirittura con i balli, per terminare con il rito nuziale.

 

La preparazione

E’ uno dei momenti, a mio avviso, più interessanti e divertenti – fotograficamente parlando – della giornata. Talvolta viene sottovalutato da alcuni fotografi che si limitano a qualche scatto stereotipato della sposa, già pronta, che guarda dalla finestra prima di uscire di casa, mentre – a mio avviso – è una parte integrante e fondamentale dell’evento. Se raccontato nel modo giusto, è quello che parla di più degli sposi. Durante quelle ore che precedono la vestizione si condensano molte delle emozioni che andranno via via scemando nel corso della giornata.

Solitamente io arrivo a casa della sposa un po’ prima della make-up artist e dell’hair dresser. Mi piace entrare piano piano, con la dovuta calma e gentilezza in quello che è un luogo intimo, personale. Mi stanno aprendo le porte di casa loro o di quella dei loro genitori, dove magari hanno vissuto fino a qualche giorno prima. In un certo senso sto ‘profanando’ un ambiente privato e gelosamente protetto. Per loro sono uno sconosciuto a cui, però, stanno affidando i loro ricordi, le loro memorie. Ogni oggetto, ogni cosa sottende una storia, è legato a un momento particolare della vita degli sposi.

Per questo arrivo prima. Voglio conoscere i genitori, la nonna, i fratelli. Cercare, prima che la frenesia delle tempistiche travolga i rapporti, di creare un legame, di entrare, nei limiti del possibile, in confidenza con gli affetti più cari degli sposi. Purtroppo questo non è sempre possibile, in particolare quando la coppia viene dall’estero oppure si sposta in una città diversa da quella di residenza. Un hotel, pur bello che sia, un agriturismo o un castello pur elegante o affascinate che sia non sarà mai un luogo che racconta gli sposi. Non ci saranno le foto di famiglia sui comodini o il diploma della figlia incorniciato e appeso in camera. Ciò non toglie, però, che non si riesca comunque a cogliere qualcosa di vero e di personale: basta saper guardare.

L’arrivare prima nel luogo della preparazione mi permette, anche, di individuare il posto più adatto, come luce e come sfondi, dove far preparare la sposa per il trucco e il parrucco. Se la luce è buona per me, in genere, è buona anche per coloro che la truccano e le fanno l’acconciatura. Naturalmente non inizio subito a scattare, la sposa si deve rilassare e poi preferisco che almeno la base del trucco sia fatta. Vi posso garantire che non sto senza far niente, tante sono le cose che stimolano la mia attenzione. Guardarsi intorno è fondamentale, i dettagli sottendono delle storie e raccontano molto di più, della giornata, che della sposa che si mette l’orecchino guardandosi allo specchio.

In linea con l’esigenze delle eventuali wedding planner e seguendo la tradizione anglosassone, dedico anche del tempo a fotografare il vestito, gli anelli, le scarpe, il bouquet, le bottoniere, le partecipazioni e tutti quegli accessori che caratterizzano la preparazione. Esigenza che, vedremo, si ripeterà per gli addobbi in chiesa o nel luogo della cerimonia e, successivamente, per la mise en place al ricevimento. Necessità dettata dagli eventuali organizzatori del matrimonio, ma importante anche in chiave reportagistica. I dettagli e gli ambienti contestualizzano e danno una dimensione all’evento.

Ovviamente ogni momento è buono per fotografare le persone: devo raccontare la giornata e qualcosa può accadere anche quando meno te lo aspetti. Passa il tempo e, probabilmente, quell’ambiente rilassato dell’inizio lascia il posto a una tensione crescente. I movimenti si velocizzano, si guarda l’orologio. Le porte si aprono e si chiudono a seconda delle persone che entrano nella stanza della sposa. Il padre inizia a vestirsi mentre la madre finisce la fase trucco. Insomma adesso il fotografo deve ‘scomparire’, farsi invisibile e documentare questi attimi dove le emozioni diventano prepotenti. E’ il momento centrale della preparazione, tante sono le cose da immortalare: la sposa è avanti con con il trucco e si confronta spesso con chi le è vicino. Lo specchio diventa un elemento indispensabile oltre a creare ottimi spunti per la composizione dello scatto.

Quanto tutti sono pronti, la macchina è arrivata, le damigelle – nel caso di un matrimonio di tradizione anglosassone – sono già vestite in morbidi abiti color pastello arriva l’altro momento topico della preparazione: la sposa indossa l’abito nuziale. E’ sempre importante e di buona educazione chiedere se il fotografo può stare durante la vestizione. Mai pretendere di fare degli scatti contro la volontà anche se siete consapevoli che fotografare ‘soltanto’ il momento in cui l’abito viene chiuso vi porterà uno scatto piuttosto scontato e banale (non sempre, ma spesso è così). Una volta che la sposa è vestita, in genere, questa prima fase della giornata è finita; il fotografo monta in macchina e si dirige verso il luogo della cerimonia, a meno che non sia lo stesso – ma questo accade raramente e in prevalenza per destination wedding – della preparazione.

Può capitare però – in linea con una tradizione legata più al Sud dell’Italia – che venga organizzato un piccolo ricevimento già a casa della sposa per intrattenere i parenti e gli amici che sono venuti a vedere l’uscita di casa. In questo caso, seppur con il rischio di sporcare l’abito ‘bianco’, la sposa s’intrattiene con loro e condivide dei momenti con gli ospiti. Il tutto sotto gli occhi preoccupati della truccatrice e della mamma per la paura che gli inevitabili baci e abbracci possano rovinare il lavoro fatto fino ad allora. Questi momenti hanno una loro valenza fotografica importante e devono comunque essere ripresi. Entreranno anch’essi a far parte della storia di questo giorno speciale.

E lo sposo? Beh in genere la sua preparazione è molto più semplice e veloce, tranne quando a convolare a nozze sono delle coppie straniere. Infatti nel destination wedding, il ‘getting ready‘ dello sposo è condiviso con i suoi amici (ushers e bestman per dirla all’inglese) e tante sono le situazioni che si possono cogliere anche in questa fase. Alcune si sovrappongono con quelle della sposa sia nello svolgersi che nelle tempistiche. Direi che è fondamentale muoversi in due così da fotografare entrambe le preparazioni.

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