Gli angeli silenziosi

Siamo in guerra e, come in ogni conflitto, c’è chi combatte in prima linea fronteggiando il nemico direttamente sul campo e chi invece si occupa di organizzare le retrovie, di pianificare le attività, di venire incontro alle esigenze dei più deboli. In questa guerra mondiale chi sta in trincea sono le migliaia di medici, infermieri, anestesisti, dottori che, rischiando la loro vita e, ahimè, anche sacrificandola, cercano di sconfiggere questo male subdolo e invisibile. C’è però anche tutto un altro mondo meno mediatico, meno appariscente, ma altrettanto importante e fondamentale che agisce in silenzio. Sono i volontari delle varie associazioni: Croce Rossa, Protezione Civile, enti religiosi come la Caritas e enti laici. Tutti, come non mai, impegnati a lavorare per aiutare chi, purtroppo, sta vivendo questo momento di emergenza con maggiore difficoltà.

Sono ormai 20 giorni che, su lettera d’incarico del Comune di Firenze, sto lavorando per documentare il vivere quotidiano sotto la minaccia del Covid-19. Dopo aver raccontato il graduale svuotamento della città, i presidi da parte dell’esercito e delle forze dell’ordine nei luoghi simbolo di Firenze, le attività che ancora continuano a lavorare mi sto concentrando su ciò che resta e, in particolare, su chi fornisce dei servizi spinto unicamente da uno spirito di solidarietà.

Sto seguendo i senza fissa dimora la cui casa sono le strade della città. A loro non puoi chiedere ‘stayathome’ perché non ce l’hanno. E allora li vedi in giro per la città come Franco e Alessandro che stanno sotto i portici di SS. Annunziata con il sacco a pelo e una radiolina donata da uno che passava di lì. In tempi normali la loro presenza si sarebbe mescolata tra la gente intenta a fare spese o tra i turisti che affollavano il centro storico di Firenze; erano i cosiddetti ‘invisibili’. Adesso invece sono delle presenze forti perché le strade cittadine sono loro. Quando la volontaria Elisabetta inizia la distribuzione gratuita dei pasti la piazza si anima e decine di persone in difficoltà si avvicinano al banco allestito in esterno. Ci sono artisti di strada come Luigi, che non ha più il suo pubblico; emarginati perché ex detenuti come Andrea ai quali nessuno fa più l’elemosina; prostitute come Carla, che hanno perso i loro clienti e poi spacciatori, drogati, alcolizzati o altri ai quali la fortuna ha voltato le spalle. E’ grazie a questi centri di accoglienza che riescono a vivere. Il mangiare viene preparato e gestito come una grande mensa aziendale. Marzio, uno dei responsabili della Caritas fiorentina, mi racconta che i cuochi vengono incontro anche alle esigenze di coloro che per motivi religiosi o di salute hanno bisogno di pasti speciali. E’ incredibile come, sebbene si viva in emergenza, la solidarietà e l’umanità di certe associazioni non venga meno.

E poi c’è la Protezione Civile che si trova ad affrontare un’emergenza diversa nelle sue metodiche rispetto a quelle che normalmente accadono. Mi diceva Luca, uno dei responsabili della sezione fiorentina, che nella gestione di un terremoto, ad esempio, si cerca di creare dei locali per creare comunità e condivisione; dal punto di vista psicologico, infatti, è importante creare degli spazi dove stare insieme per superare anche con la forza degli altri il trauma subito. Qui invece si deve fare l’opposto, si deve isolare. Ecco quindi che nasce un campo, allestito in tre giorni in un grande parcheggio limitrofo all’aeroporto di Peretola, dove si posizionano delle unità abitative singole con all’interno un letto, una scrivania – sulla quale viene lasciato carinamente un romanzo -, il bagno con doccia, aria condizionata e riscaldamento. L’opera idraulica per gestire gli scarichi è stata incredibile e la scelta di un luogo dove nelle vicinanze ci fossero già delle fosse biologiche è stata vincente. In questo campo trascorrono la quarantena chi è in isolamento volontario, come due operatori della Croce Rossa di ritorno da dieci giorni sul campo a Bergamo, sia chi invece non ha una struttura che lo possa accogliere come dei detenuti in attesa di giudizio.

E’ sempre grazie al lavoro infaticabile dei volontari che la Protezione Civile recapita i pasti nelle case di coloro che non possono uscire perché positivi al tampone corona virus, ma che non necessitano di ricovero ospedaliero. Il protocollo impedisce il contatto diretto con i beneficiari e quindi i pasti vengono lasciati negli ascensori dei condomini per famiglie che abitano nei piani alti oppure lasciati su un tavolino o un grande cesto davanti alla porta d’ingresso.

I volontari, degli angeli silenziosi che mettono a disposizione il loro tempo e la loro salute per gli altri. Li sto seguendo da tempo ormai e, pur stanchi e provati, li ho sempre visti sorridenti e pronti a rispondere alle richieste anche in piena notte. A loro va il mio profondo rispetto e la mia immensa gratitudine. So che, se la fortuna dovesse voltarmi le spalle, non sarò mai solo. Grazie per tutto quello che fate. Grazie dal profondo del cuore.

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