Gin Tonic e Fotografia, chissà cosa hanno in comune.

        Il Libro: La Fotografia e l’arte del Gin Tonic

E’ stata un’avventura, ma ne è valsa la pena. Un anno poco più, il tempo necessario per scrivere, correggere e stampare questo libro. Non vedevo l’ora di averlo tra le mani, di respirare il profumo della carta appena stampata, di toccare e sfogliare le pagine perché anche il senso tattile, per me, è importante nella lettura e finalmente è nato.

Tre sono le persone che devo ringraziare in modo particolare e sono: l’amico Gaddo D’Anna che di fatto è il protagonista del libro; l’amico giornalista Michele Smargiassi che ha scritto l’introduzione con una poetica come solo lui sa fare; Daniele Bosi, l’amico editore che ha creduto in questo lavoro.

       

        Quando e dove nasce l’idea del libro

Tutto nasce per caso durante il primo lockdown. Pur lavorando ad un progetto legato alla pandemia per il Comune di Firenze, di tempo a disposizione me ne rimaneva tanto. La fortuna vuole che viva in campagna, in un piccolo borgo immerso tra le vigne. Gli spazi all’aperto non mancano e quindi tra gli abitanti dei vari casali, piano piano, si è diffusa la voglia di fare degli aperitivi serali. Tra l’altro i mesi di Marzo e Aprile 2020, se vi ricordate, sono stati caldi e non piovosi. Già il Gin Tonic era apprezzato ed era diventato un appuntamento fisso nelle calde giornate estive fin dall’estate precedente, ma nella scorsa Primavera si è trasformato in una sorta di rito. Era l’occasione per provare nuovi distillati accompagnati da toniche diverse e una buona scusa per stare insieme. I supermercati erano aperti, il servizio di consegne Amazon funzionava a pieno ritmo e quindi bottiglie di Gin e toniche erano sempre presenti al punto che anche le grigliate all’aperto talvolta avevano come bevanda accompagnatoria del buon Gin Tonic.

Lo stare insieme ha poi contribuito ad approfondire l’amicizia tra di noi e di conseguenza anche la reciproca conoscenza. E’ stato così che ho iniziato a raccontare di Fotografia mentre raccontavo la storia di un particolare Gin. Tra tutti quello che sembrava essere più interessato alle mie storie è stato Gaddo, e devo proprio a lui l’idea di fare un libro sulle nostre conversazioni. Prima per scherzo poi con sempre più attenzione ho iniziato a scrivere e piano piano il testo diventava sempre più interessante. Mentre mi documentavo scoprivo cose legate al mondo del Gin che mai avrei pensato potessero esistere e nel contempo approfondivo la biografia e la storia di molti fotografi sia del passato che contemporanei. Uscivano fuori ricordi, aneddoti, vissuti con alcuni di loro che ho avuto la fortuna e l’onore di condividere. Più andavo avanti e più mi appassionavo. Chi leggeva il mio work in progress ne rimaneva affascinato. Ed è stato così che mi sono messo veramente d’impegno. Mesi di scrittura, di ricerca, di approfondimento, di correzioni, di confronto. Le pagine si sovrapponevano alle idee e le idee prendevano forma nelle parole, nei testi, nelle riflessioni anche di tipo filosofico che la Fotografia, o almeno una certa Fotografia, porta inevitabilmente a fare. Tra ripensamenti, consigli, aggiunte e tagli prende forma la stesura finale. Il punto DOC inviato all’editore, corredato di importanti fotografie, di scatti storici come quelli di Capa, Erwitt, Pellegrin, Koudelka e molti altri, fotografi che in un modo, talvolta anche curioso, ho legato a un particolare distillato o ad una specifica acqua tonica, viene aperto, corretto nuovamente e impaginato seguendo una grafica originale e di facile lettura.

– CZECHOSLOVAKIA. Praga. August 1968. Immagine iconica del lavoro di J. Koudelka. Forse tutti non conoscono la storia che sottende questa fotografia. Nel testo viene approfondita (diritti Magnum).

Confrontandomi anche con Smargiassi si cercava di collocare questo libro in una precisa categoria, ma non ci siamo riusciti. Non è un libro di Fotografia, ma parla e approndisce tanti aspetti e importanti autori. Non è un libro sul Gin, ma racconta e descrivere storie, talvolta incredibili, legate a questo mondo. Non è un saggio, né tantomeno un romanzo. Non sono delle biografie e neppure un libro di storia. Insomma è qualcosa che non c’era. Chissà nelle librerie in che sezione verrà collocato. Ne è stata fatta anche un’edizione speciale di 120 copie – al momento della pubblicazione di questo post ne sono rimaste circa una ventina – che viene inviata con una stampa fine art di una mia fotografia e una bottiglia di Gin.

– Una delle tre stampe a scelta, accompagna l’edizione speciale del libro con la bottiglia di Gin

 

        U-Gin

Oltre a essere fotografo da sempre, mi sono anche diplomato sommelier. Quindi la passione per l’alcol è qualcosa che mi accompagna da diversi anni. L’interesse per il Gin è però cosa di abbastanza recente, di qualche anno fa, grazie all’amico Fabio Barelli, dell’Hotel Catullo di Sirmione. A forza di assaggiare questi distillati non ho risistito da farne uno anche io. O meglio grazie alla decennale esperienza di una distilleria ‘sartoriale’ di Varese abbiamo studiato un distillato seguendo i loro consigli per realizzare ciò che avevo in mente. Abbiamo fatto diversi test e alla fine è venuto fuori un prodotto, a mio avviso, molto interessante. Ben 21 botaniche diverse con 5 varietà di pepe a sottolineare la caratteristica speziata del prodotto. Il rosmarino, il peperoncino habanero e le bucce di limone fresche equilibrano il distillato con delle piacevoli note aromatiche e agrumate. Il ginepro himalaiano, noto come K2, infonde dei profumi intesi e molto particolari. Il cardamomo, la liquirizia come botaniche base e la resina di abete rosso per dei sentori di legno. La vaniglia di Tahiti ancora più preziosa e aromatica di quella, comunemente usata, del Madagascar.

Un Gin artigianale veramente unico che si distingue in modo netto dalla maggior parte dei distillati commerciali. Da degustare liscio oppure in miscelazione con una tonica neutra che non vada a sovrastare i profumi del Gin.

Il nome che ho voluto dare è il ponte che unisce il mondo della Fotografia a quello del Gin. Infatti

la pronuncia inglese di U-Gin è come il nome del grande fotografo statunitense, Eugene Smith, la cui fotografia è caratterizzata da un bianco e nero profondo ed intenso. La bottiglia è in ceramica nera con le scritte serigrafate in bianco proprio a sottolineare questa relazione. Le botaniche provengono dai 5 continenti, un modo di legare, con un filo immaginario, tutto il mondo così come fa la fotografia, da molti considerata un linguaggio universale. Il metodo di distillazione è il classico London Dry.

 

        Dove acquistare

Il libro è in distribuzione nei vari canali on line oppure in librerie selezionate e le recensioni di coloro che l’hanno letto sono state tutte molto positive e la cosa mi ha reso veramente felice. Se volete un mio scarabocchio potete partecipare a qualche presentazione in giro per l’Italia dove sarò presente oppure ve lo posso spedire direttamente (ahimé in tal caso ci saranno le spese di spedizione in più). Se qualcuno volesse anche la bottiglia di Gin, dovrà richiedere, sempre a me, l’edizione speciale con la stampa fine art.

 

        Recensioni

Queste sono alcune recensioni del libro. Ne aspetto altre da ognuno di voi.

‘Ho finito di leggere il tuo libro è stato un viaggio meraviglioso e mi ha portato profumi sapori colloqui cose molto interessanti e non vedo l’ora di provare il tuo gin grazie grazie grazie grazie spero di vederti presto non so quando e in che nazione o quant’altro però è stato bello ricevere il tuo libro leggerlo e mi è sembrato di stare un po’ con te.’ [Chiara Pedrotti]

‘Ciao Edoardo, ho letto il libro e l’ho trovato veramente interessante, ben scritto e di facile comprensione. Ho letto storie di fotografi di cui avevo sentito parlare superficialmente ma che non conoscevo, tipo Francesca Woodman o Robert Frank, di cui comprerò presto il libro ” The Americans”, se lo trovo, e anche il Bang Bang Club. Bravo. Unico appunto che devo fare, ma purtroppo riguarda l’impaginazione, è che alcune foto, quelle che prendono due pagine, non si vedono bene perché c’è la piega del libro. La foto di Paolo Pellegrin al funerale del papa oppure quella tua del barman Fabio, hanno proprio la piega del libro sul soggetto principale dell’immagine e non si riesce ad apprezzarle. Però, come hai sempre detto, non è un libro di fotografie ma sulla fotografia, quindi il formato deve essere quello “a romanzo” e non fotografico. Ancora complimenti.’ [Alessandro Giannini]

‘Hai fatto proprio un bel lavoro. Assai lusinghiera la prefazione di Smargiassi. E godibili i tuoi testi.’ [Natalino Russo]

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