Sono tornato a scuola nella consapevolezza che non si smette mai d’imparare

Sono appena rientrato da una due giorni di one-to-one trascorsi nel magnifico studio di Prisca Caroli, una fotografa che ritengo essere tra le migliori espressioni nazionali nel genere new born, maternity e ritratto di famiglia. Nelle mie intenzioni c’era la voglia di conoscere una fotografia molto diversa da quella che mi appartiene e con cui mi confronto. C’era anche la necessità e l’esigenza di capire se in qualche modo potevo diversificare, in questo periodo particolare, il mio lavoro.

Ho letto da qualche parte che se hai talento – sottointendendo ‘per la fotografia di matrimonio‘, ma io lo declinerei in un contenitore più grande tipo reportage o moda – allora hai talento in tutto. Trovo questa affermazione molto discutibile e assai improbabile.

Naturalmente, ed è la storia a raccontarcelo, esistono dei geni alla Michelangelo o Leonardo che erano eccelsi in vari campi dell’arte: dalla pittura alla scultura, dal disegno all’architettura. Ma erano dei geni, appunto. Persone uniche con delle capacità fuori dal comune. Generalizzare in modo indiscriminato vuol dire annullare le professionalità. Purtroppo è questo quello che, ahimé, accade da qualche tempo nel mondo della fotografia. Basta possedere una macchina fotografica per essere fotografo e, se sei fotografo, è opinione comune essere in grado di fare tutti i generi legati a questo mondo.

Ora, se a queste conclusioni giunge il ‘non addetto ai lavori’, la persona comune, la mamma con il bambino appena nato (che sarà sempre bello a prescindere) lo si può anche giustificare, ma quando è l’arroganza del fotografo, la sua scarsa conoscenza della materia o la sua presunzione alimentata dall’effetto Duning-Kruger allora la cosa è ben più grave. Troppo spesso c’è una sottovalutazione – a mio avviso – colpevole, degli skills necessari per fare determinati lavori. Il risultato sono dei lavori alquanto discutibili dove si denota improvvisazione e pressappochismo.

Non per il fatto di essere fotografi siamo in grado di fotografare di tutto. Ci saranno certamente delle eccezioni, ma sono e restanno tali: delle eccezioni.

Nel corso di questi due giorni mi sono reso conto di quanta capacità, di quanta tecnica, di quanta passione, di quanta professionalità c’è dietro a uno scatto, soltanto all’apparenza, semplice da realizzare. Il controllo della luce, elemento principe di ogni scatto. Il bilanciamento tra luce naturale e sfondi. Una gestione corretta – grazie all’alta qualità delle attrezzature Profoto – della luce flash smorzata, nel modo adatto allo scatto, da grandi bank dalle forme più varie. Gli abiti e gli accessori che trasmettono il mood, ricercato e voluto, agli occhi del cliente. Una post produzione atta a enfatizzare i soggetti e a correggerne i difetti. Queste sono solo una parte delle competenze che un fotografo deve possedere. Ma la cosa che ritengo più importante è il ‘come’ relazionarsi con la coppia che, nel caso di un new born ad esempio, affida nelle mani del fotografo il loro bambino di pochi giorni denotando una fiducia incredibile in colui che scatta. Una fiducia che nasce dalla sicurezza ed esperienza trasmessa dal fotografo per come si muove sul set.

A conclusione di questi due giorni ho capito – pur nel mio essere Fotografo – di non possedere quell’insieme di caratteristiche per fare tale genere di fotografia. O meglio, mi sono reso conto che, forse (ma non ne sarei così sicuro) riuscirei con un po’ di esperienza e avendo a disposizione gli spazi, gli accessori e l’attrezzatura adatta a fare qualcosa di onesto, magari anche di vendibile, ma sarebbe qualcosa che non mi apparterrebbe e quindi non sarebbe altro che un’ulteriore fotografia buttata ad accrescere quel mare di approssimazione che, troppo spesso, si vede in giro. La fotografia, almeno per me, è una cosa seria e quello che voglio offrire al cliente sono le mie competenze migliori.

Anche se la fotografia è il mio lavoro e mi dà da vivere, non sono solo le motivazioni economiche a determinare i miei scatti. Mi sentirei un mercenario e invece, soprattutto oggi, la fotografia ha bisogno di amanti. Ripeto ci sono certamente bravi professionisti che riescono ad emergere, a un livello molto alto, in settori diversi dell’immagine – anche se non così numerosi come sembra – ma non credo sia il mio caso.

Però… Sì c’è un però che, confrontandomi con Prisca, mi ha fatto pensare di poter comunque lavorare nel mondo della maternity, del new o, forse meglio, dell’old born (un bambino di pochi mesi) e del ritratto di famiglia sfruttando la mia esperienza e le mie capacità nel mondo del reportage. Nei prossimi giorni inizierò a focalizzare alcune idee e spero di poter presto mostrare i miei primi lavori.

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