Voglio tornare a fare qualcosa di inutile, la Fotografia
Tra poco saremo nuovamente tutti in zona rossa e quindi torneremo a un lockdown quasi totale con l’eccezione delle attività ‘essenziali’ e la Fotografia, come tante altre, non rientra tra queste. Potremmo discutere su quali siano i discriminanti che determinano l’essenzialità di un lavoro, ma capisco che non si possa soggettivare una scelta di massa, però ritengo comunque necessario fare alcune considerazioni. E’ ovvio che le priorità, in uno stato d’emergenza, siano ben altre: presìdi ospedalieri, medici, infermieri, attività scolastiche, farmacie e negozi di alimentari – ho qualche perplessità su parrucchieri e tabaccai, ma è qualcosa di personale – edicole e altro ancora. Tutte attività che permettono di sopravvivere e, come dicevo, la Fotografia non rientra tra queste. Scianna in una sua recente intervista sosteneva che per quasi duemila anni l’umanità è andata avanti senza la Fotografia e potrà, perciò, continuare a farlo nel futuro.
Ma è proprio vero che la Fotografia sia qualcosa d’inutile o di NON necessario? Potremmo estendere questo ragionamento alla letteratura, alla pittura, alla scultura, al fatto che l’Uomo sia andato sulla Luna o che prossimamente andrà su Marte. Per non parlare degli stilisti, dei mastri profumieri, degli psicologi, degli chef, dei filosofi e di altre professioni dove non ‘si suda’, per venire incontro alla concezione ‘contadina’ per la quale un lavoro è tale solo nella misura in cui ha degli orari definiti e la stanchezza fisica come parametro discriminante. Qualcuno si chiederà se non si potevano investire tutte quelle risorse umane ed economiche per scopi ben più tangibili tipo sconfiggere la fame nel mondo o la povertà in alcune realtà africane. Oppure se invece di trastullarsi a studiare latino o greco, gli antichi egizi e la civiltà atzeca si poteva impegnare quel tempo a raccogliere olive o arare un campo di barbabietole.
E’ vero, l’umanità, nelle sue esigenze primarie, continuerà a sopravvivere se l’Uomo sarà in salute e continuerà a riprodursi, quindi l’arte, parte delle scienze e qualche mestiere vezzoso non sono essenziali per la sopravvivenza. Certo non avremmo avuto la Cappella Sistina, il Tondo Doni, la Venere del Botticelli, la Monna Lisa, lo Chanel n5, l’Infinito, San Martino, la Divina Commedia, il Cristo Velato, Amore e Psiche. Non avremmo avuto la Cupola del Brunelleschi, la Torre Eiffel, il Moma di New York, Versailles, ma avremmo continuato a sopravvivere. In fondo anche gli animali lo fanno da molto più tempo di noi. Gli elefanti, le iene, i caprioli, gli squali, i cavalli, i serpenti nella loro evoluzione darwiniana sono gli stessi che esistevano millenni fa’ e continueranno a sopravvivere nei secoli a seguire, senza che tra essi ci sia un ‘inutile’ Michelangelo, Bernini, Leonardo, Dante, Carducci, Pascoli.
E la Fotografia? Seguendo questa logica è il massimo del faceto e dell’inutile, tra l’altro è anche la più recente delle arti e, almeno fino agli inizi del XIX secolo, il mondo è sopravvissuto senza sentirne la necessità. In fin dei conti gli Stati Uniti sarebbero andati avanti lo stesso senza The Americans di Robert Frank, e Parigi sarebbe sempre Parigi anche senza Doisneau, Bresson e Capa. Non avremmo le immagini di Salgado, Koudelka, Klein, Smith, Ghirri, Avendon, Newton, ma il Brasile, la Cecoslovacchia, New York, Pittsburgh, qualche modella dalle gambe slanciate e qualche spiaggia della costiera adriatica dell’Italia sarebbero continuate a sopravvivere. E potrei continuare con altri personaggi dalla professione inutile tipo Hegel, Freud per non parlare di Socrate o Virgilio. Il mondo sarebbe sopravvissuto lo stesso anche senza tutto questo.
E’ proprio questo il punto: sopravvivere. L’Uomo non nasce per sopravvivere ma per vivere. E ciò che lo eleva rispetto al mondo animale è proprio l’arte, la scienza, la vanità del superfluo o di ciò che tanti considerano tale. La Fotografia è un modo di vivere, di comunicare, di relazionarsi con il mondo. E’ un linguaggio universale e, se ben fatta, ci fa riflettere, ci emoziona, ci pone dei dubbi o delle domande. La Fotografia è la memoria del tempo, è l’anima delle storie contenute nelle persone e nei luoghi. E’ IL qualcosa di bello nell’idea di Dostoevskij per il quale sarà appunto la bellezza a salvare il mondo. Sono gli occhi di un fotografo con le sue immagini che ci fanno vedere ciò che per sua natura è fluido come il trascorrere del tempo sulle cose e sulle persone. Il fotografo non si limita a riprendere ciò che sta davanti alla macchina ma seleziona e interpreta. In questo suo gesto da modo a chi osserva, non solo di documentarsi, ma di avere un punto di vista diverso su cui riflettere.
La Fotografia, da qualcuno, è considerata un’arte. Non so se lo sia davvero, forse una certa fotografia lo è. E’ certo che, pur essendo un qualcosa di semplice da fare, non sono molti quelli che con essa riescono a raccontare più di quello che descrive.
Insomma la Fotografia come del resto tutto quello che ho citato in precedenza, è un cibo per la mente, è uno stimolo a sognare, è quello che fa rivivere dentro di noi ricordi di persone care che ci hanno lasciato. Sì la Fotografia non è qualcosa di essenziale, ma ‘non di solo pane vive l’Uomo’ diceva Qualcuno che, nel bene o nel male, ha cambiato il mondo.