Giurato nel più importante festival internazionale di arte fotografica in Cina. Riflessioni
Spesso ho avuto l’onore di far parte di giurie di concorsi internazionali e mi è capitato di leggere di colleghi che a loro volta sono stati coinvolti come giurati nelle votazioni di altrettanti contest. Questa volta però mi sono reso conto della differenza tra farlo stando a casa in remoto e partecipare in un gruppo di valutazione con altri colleghi, e che colleghi! Nella commissione giudicante della 16sima edizione del CPA (China International Photographic Art Exhibition) ero insieme a fotografi che hanno giudicato due edizioni del World Press Photo e dello Eugeene Smith; fotografi vincitori del WPP e dell’NPPA, curatori di mostre fotografiche per importanti Musei americani; presidenti e fondatori di prestigiose agenzie fotografiche, professori universitari di fotografia. Insomma veramente persone di grande spessore provenienti da tutto il mondo, tra le quali mi sentivo, onorato sì, ma forse non alla medesima altezza.
Ma facciamo un passo indietro con una piccola analisi di come, a mio parere, dovrebbero essere strutturati dei contest. Con il passare del tempo sono sempre più convinto che dovrebbero essere gratuiti, supportati semplicemente dagli sponsor. In questo modo si eviterebbero decine di menzioni d’onore o medaglie varie che, a mio avviso, servono solo a dare un contentino a chi vi ha partecipato spendendo dei bei soldoni. Andrebbero assegnate le prime tre posizioni e magari alcune menzioni e finito lì. Fermo restando che le menzioni rivestono, se limitate, un ruolo comunque importante. Mi sono accorto infatti che, qualche volta, il livello delle prime posizioni giudicate è talmente alto che la differenza tra loro è veramente molto sottile.
Premesso questo è altrettanto vero che non esiste concorso i cui risultati non siano in qualche modo da qualcuno contestati. Credo che sia quindi importante, direi fondamentale, l’assoluta trasparenza. Alla selezione in Cina dove ho avuto l’onore di essere stato chiamato a far parte della giuria, tutte le fasi di votazione vengono video riprese e tali filmati sono a disposizione in caso di evidenti contestazioni. Ogni giurato ha davanti lo stesso monitor degli altri, perfettamente calibrato. Ogni sezione, a parte la ‘commercial‘ è costituita da 5 giurati che, nella prima fase, devono valutare con un ‘in or out‘ tutte le immagini selezionandone poco più del 10% del totale (si parla di migliaia di fotografie). Basta un ‘in‘ e l’immagine passa alla votazione successiva. Si va avanti così fino a che non restano circa 30 immagini per categoria che verranno discusse in commissione riunita. Ci si confronta, si analizzano quelle che magari si erano escluse in una fase precedente, si cerca di capire un altro punto di vista, si notano cose che magari ci erano sfuggite. Alla fine è veramente difficile che un lavoro non buono raggiunga la fase finale oppure che una foto veramente interessante non vada avanti. E’ tutta un’altra cosa. Credo che questo metodo di voto sia una sorta di discriminante nella qualità e, per certi aspetti, serietà nell’universo infinito di concorsi fotografici e festival vari.
Certo non è facile e direi alquanto costoso riunire una giuria come quella di cui ho fatto parte, ma forse sarebbe anche giunta l’ora di farne meno e smettere di partecipare a certi contest dove la trasparenza è discutibile, il costo per l’invio delle foto troppo elevato rispetto alla visibilità o ai premi in palio e le conseguenti discussioni sulle foto vincitrici inevitabili.
Ovviamente come sempre, le mie sono solo delle opinioni e come tali opinabili e discutibili. Ognuno si deve sentire libero di fare quello che vuole, ma deve altrettanto essere cosciente delle differenze tra un concorso ‘fatto in casa’ e uno d’importanza internazionale. Ma soprattutto, prima di vantarsi eccessivamente, deve riflettere sull’effettivo valore del ‘premio’ vinto anche se sono pienamente consapevole che fa sempre piacere vincere o piazzare una foto, qualunque sia il concorso a cui si è partecipato.
Buona luce (anche se in Cina sovrastava lo smog)