WPP 2015, i nuovi orizzonti del foto-giornalismo

WPP2015 - World Press Photo

Ho finito adesso di guardarmi tutte le 312 foto vincitrici dell’ultimo World Press Photo e devo dire che in generale mi è sembrata una interessante edizione. Quello che emerge ad un primo colpo d’occhio è la ‘consacrazione’ di un nuovo linguaggio fotografico in ambito fotogiornalistico. Già questa tendenza si era manifestata l’anno scorso, ma quest’anno si è consolidata. Emerge una fotografia meno urlata sia nei contenuti che nella postproduzione. Il Time afferma che quasi il 20% delle foto che hanno raggiunto la fase finale sono state squalificate anche per essere state eccessivamente lavorate. Se guardiamo con attenzione i vari progetti (forse con l’eccezione del bengalese Sarker Protick un po’ troppo ‘artista’) si percepisce come gli scatti siano stati presentati molto al ‘naturale’. Anche nella selezione delle storie premiate la giuria si è più concentrata su temi sociali con foto meno cruente, meno drammatiche, meno dirette ma più riflessive, quasi intime.

Ovviamente sono considerazioni generali poi troviamo alcuni ‘luoghi comuni’ che sembrano essere degli appuntamenti fissi come il lavoro di Sergey Ponomarev su Gaza. Essendo un contest di news non potevano mancare dei servizi su Ebola, sull’Isis, sul conflitto in Ucraina, ma se li guardiamo con attenzione, a parte lo scatto di apertura di Pete Muller, gli altri sono ‘delicati’ pur nella drammaticità della notizia che sottendono.

Come tutti i contest che si ‘rispettino’ ci sarà sempre qualcuno che avrà da ridire sulle scelte dei giudici. Credo che sia una caratteristica intrinseca in ogni concorso fotografico. Spesso le critiche nascondono gelosie e invidie, però altre volte si argomentano con delle considerazioni che fanno riflettere. In fin dei conti i giudici sono degli esseri umani e come tali non hanno il dono divino dell’infallibilità. Quindi ritengo la critica necessaria per capire, approfondire e anche eventualmente dissentire su alcune scelte fatte. Su questa linea, con un’invidia bonaria per non essere tra i vincitori, ma con assoluto rispetto mi permetto di dare la mia opinione su qualche progetto. Tra tutti i lavori presentati ho delle perplessità su quello di Calafato, onestamente 4 foto molto simili tra loro mi sembrano poche per raccontare una storia, magari l’avrei più visto eventualmente come scatto singolo. Gli ‘orfani’ della Sjöström che si reggono esclusivamente sulla didascalia che, per carità, ritengo importantissima per spiegare la foto ma è lo scatto in sé a essere molto discutibile. Mi chiedo come abbia fatto a passare le prime selezioni visto che è decisamente ‘anonimo’ nella composizione e, almeno non mi risulta, essere uno scatto così visto. Capisco che anche il WPP si debba adeguare ai tempi e sdoganare l’uso di ‘mezzi di scatto’ alternativi alla macchina fotografica classica, ma con tutta onestà la foto del matrimonio eritreo della Fezehai fatta con un iPhone mi sembra una forzatura. Ben realizzata non si discute, ma la notizia che ci sta dietro mi sembra un po’ miserina. 

Sulla foto vincitrice di Nissen ci devo ancora riflettere su. E’ indubbiamente interessante, una composizione perfetta, una bella luce di taglio, dei chiaro-scuri intriganti e anche la storia che c’è dietro è sicuramente importante. Ecco mi sembra troppo perfetta per essere vera. Mi sembra di avere davanti una foto di moda. Opinione naturalmente molto personale e soggetta a ulteriore studio.

Trovo invece molto bello il lavoro di Marchetti, magistrale quello della Padilla che ha continuato nel tempo il suo progetto su Giulia continuando a documentare il ‘dopo’ la sua morte, doveroso nonché meritato il premio a Rocchelli.

Buona luce

P.S.: piccola nota polemica in calce all’articolo. I giornali italiani – almeno molti di essi – non si smentiscono mai. I credits sulle foto sono un optional, ma quello del quotidiano LA NAZIONE è veramente curioso. Metti in prima pagina la foto di Massimo Sestini che ‘solo’ il giorno prima ha vinto il WPP, non metti i crediti sull’immagine, ma all’interno nella cronaca di Firenze fai un articolo proprio sul premio vinto dal fotografo con ‘una foto scattata da un mezzo di soccorso aereo che mostra un barcone al largo delle coste libiche zeppo di migranti diretto verso l’Italia’. Cavolo ce l’hai in prima pagina quello scatto!!!!

La Nazione, venerdì 13 Febbraio 2015

La Nazione, venerdì 13 Febbraio 2015

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