Cinzia, la sposa, racconta sé stessa nel Grande Giorno
Mi hanno fatto scendere a Vasto il 12 di Agosto, proprio nel mezzo dell’estate, ma ne è valsa assolutamente la pena. Ho avuto l’onore di poter fotografare un bella coppia, di poter raccontare la storia di un amore forte, sincero, di poter condividere con loro emozioni vere. Due persone, almeno all’apparenza, diverse ma che si sono trovate l’uno a complementare l’altra. Lei solare e romantica, lui riservato e un po’ ombroso ma quel pianto nel vedere la sua futura sposa all’ingresso della chiesa fa capire quanto sia anch’esso un animo puro. Spero che dalle mie foto emerga questo amore, questa dolcezza, questo profondo volersi bene. Grazie Francesco e Cinzia per avermi dato la possibilità di aver contribuito ad essere parte della vostra memoria.
Un ringraziamento particolare va anche agli altri due colleghi che hanno lavorato con me: Costanzo D’Angelo e Walter Diga. Grazie di cuore, veramente due ottimi professionisti.
Diario di una sposa [Cinzia si racconta]
Erano passati ormai 13 anni da quel fatidico pomeriggio invernale, quando, spinti da un’amica nelle vesti di Cupido, ci davamo appuntamento in un bistrò del centro. Un appuntamento al buio, sì, di quelli che ti fanno trepidare nei film, ma ai quali poi in realtà non hai mai creduto. Ed invece da quel pomeriggio non ci siamo più lasciati. Io, una ragazza secchiona e pigrona, che amava stare a casa in compagnia di un buon libro, e lui, Francesco , lo sport fatto persona, che tra una partita di baseball e un arbitraggio di basket, riusciva a trovare il tempo di fare una surfata al mare o una snowboardata in montagna. Due mondi opposti, lo yin e lo yang, il sole e la luna…come potevano mai incontrarsi? Eppure da quel giorno questa strana unione di opposti, questa combinazione risultò alla fine vincente. Chi lo avrebbe mai detto? Io non di certo, eppure eccoci lì in procinto di sposarci.
Di ‘quel’ giorno ricordo perfettamente tutto
La notte precedente ovviamente la passai insonne, mi giravo e rigiravo nel letto, guardando mia sorella dormire tranquilla, mentre la mia mente vagava, saltando da un pensiero all’altro…
E così, accadde l’inaspettato. Dopo aver dormito sì e no due ore, ero in piedi, pronta a godermi la giornata. E lo feci veramente. Miracolosamente l’ansia era sparita per far posto a un’inconsueta serenità e beatitudine che da tempo non avevo. Nella mia mansarda rosa, meticolosamente addobbata per l’occasione, tutto scorreva nella più totale tranquillità…con la mia musica preferita che mi dava la carica, i fotografi che in un attimo erano diventati amici di vecchia data, mia sorella e mia madre accanto a me, era un continuo ridere e scherzare: mamma che per abitudine si era truccata da sola, per poi farsi rifare tutto d’accapo, mia sorella che non si decideva per l’acconciatura e stava facendo impazzire le parrucchiere, mio padre che era pronto e vestito di tutto punto con tanto di papillon alle 8 di mattina e girovagava per la casa in preda al panico e alla frenesia e saliva ogni cinque minuti nella speranza di trovarmi pronta, pretendendo di farmi uscire due ore prima del previsto. Insomma, ero io a tranquillizzare tutti, cosa inaudita !
Finalmente arrivò il momento di uscire e mi trovai tutti lì, sotto le scale di casa, che mi aspettavano … vincendo la paura di cadere per le scale con le mie scarpe tacco 12, tanto adorate quanto odiate in quel momento, salii in macchina.
Come se l’ampio ritardo non bastasse (anche se “Cinzia la ritardataria cronica” era ben nota a tutti) la macchina sembrava volerci mettere lo zampino e lasciarci a piedi!! Ma niente panico… d’altronde senza la sposa non si comincia, no? Poveri invitati che aspettavano però! L’estate, che da tanto tempo si faceva aspettare, aveva deciso proprio quel giorno di manifestarsi in tutta la sua pienezza… erano solo le 11 e il termometro segnava già 34° !
Arrivammo finalmente all’Abbazia … il cielo era limpido, il sole alto nel cielo e un venticello rigenerante si prendeva gioco del mio lungo velo, che mia sorella, mia damigella d’onore, a stento riusciva a tenere . Mio padre più emozionato di me cercava di ricordare i miei moniti sul giusto passo da tenere, le mie damigelle piccole e il mio paggetto dolcissimo erano già in cammino, le grandi invece erano lì che mi aspettavano con in mano grandi ceste di fiori per cospargere il tappeto ed il mio cuginetto , come un principino, custodiva le fedi. Alle prime note di “The Power of love”, la mia marcia nuziale, capii che era ora …. un vortice di emozioni… avanzavo a passo lento, godendomi quella sensazione di calore che mi veniva dal sorriso di tutti, dagli sguardi pieni di felicità vera e sincera …mi sentivo quasi sopraffare da tanto amore.
La chiesa era diventata un giardino incantato, proprio come sognavo: un giardino segreto, come quello del mio cartone preferito da piccola, un luogo meraviglioso dove rifugiarsi.
Le parole di Don Michele, che tanto ci aveva aiutato nei mesi precedenti e che quel giorno ci aveva regalato la ricetta per un buon matrimonio, gli anelli che ci aveva portato con le sue manine il piccolo Francesco, le nostre promesse dette con voce rotta dall’emozione e la lettera di Sant’Agostino letta da Gerardo, un nostro testimone, dedicata a Francesco, l’alberello che avevamo piantato nel chiostro dell’Abbazia in ricordo del nostro matrimonio… tutto era davvero perfetto, ancor meglio di come lo avevo da mesi immaginato, anzi da una vita sognato.
Tutto s’incastrava perfettamente … anche le cose imperfette sembravano avere un loro senso, un loro perché… il caldo afoso veniva mitigato dalla brezza marina, che si poteva gustare dal terrazzo del Plaza, che avevamo scelto proprio per la sua spettacolare vista sul mare… anche il super ritardo accumulatosi ci aveva permesso di godere di un magico tramonto sui famosi trabocchi di Vasto… il photoboot, che tanto avevamo progettato nei minimi dettagli, alla fine si era trasformato in un ballo scatenato che coinvolse tutti, grandi e piccini, nel travestirsi e scherzare insieme .
Quanti momenti meravigliosi vissuti in una sola giornata! Quante emozioni! Ma di tutte, ma proprio tutte, ce n’è una che mi rimarrà sempre nel cuore.
Io, sulla soglia della chiesa, stringendo forte forte la mano di mio padre, alzo lo sguardo e vedo lui.. ed è in lacrime! In quel momento ho avuto da lui il più bel regalo… i suoi occhi lucidi, le sue lacrime, che scendevano copiosamente e che lui non riusciva a frenare, racchiudevano tutto il suo amore.
Ho sempre pensato infatti che la parte più bella del matrimonio non sia l’entrata della sposa, ma lo sguardo dello sposo alla sua entrata, vedere in lui la sua emozione… è li che si vede il suo amore, è lì che si cela il senso del matrimonio.
E adesso, se ripenso ancora a quel giorno, rivedo noi, ancora lì, mano nella mano, seduti su quella panchina bianca su un prato verde ai piedi dell’altare, guardandoci negli occhi e promettendoci amore eterno.
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