La foto di Chiara Chiodi in critics
Fotografia di: Chiara Chiodi
Bio del fotografo:
Nata nel 1976, fotografo da quando ho 8 anni, primo concorso vinto a 9 anni con la scuola, da 7 anni pratico come professione la mia passione. Ho sperimentato la camera oscura con mio padre a suo tempo fotografo amatore… Laureata in giurisprudenza. Riconoscimenti vari in qualche concorso fotografico… Tanta passione viscerale direi per la fotografia… Mi piace osservare il mondo e non guardarlo.
Commenta: Dave the Minion
Questa volta la lettura è doppia, perchè ho bisogno di fare una prova del nove. La fotografa ha inviato due di quelle che immagino siano le foto che lei ritiene rappresentare meglio il proprio stile e la propria cifra stilistica.
Leggendo la biografia sono subito rimasto colpito dal bisogno di sottolineare la “certificazione a norma uni 11476″*. Già questo, lo confesso, mi stava facendo rinunciare “a prescindere”, perché credo che in un campo come la fotografia (soprattutto di pancia come il reportage o emozionale come i matrimoni) l’ultima cosa da fare è vantare certificazioni di qualità tecnica. Ma passato il primo momento, ho lasciato vincere la curiosità e ho letto le immagini.
Non me ne voglia la buonanima, ma mi è venuto subito in mente il mio eroe Gordon Parks… Di lui, in un’intervista del 1989, il fotografo Robert Mc Neil disse: “Tra il 1942 e il 1943 Gordon faceva molte cose strane… Per realizzare uno scatto all’aperto utilizzava quattro flash quando avrebbe potuto cavarsela benissimo anche senza. E non si accontentava di starsena lì a scattare da una postazione comoda: si sdraiava a terra, scattava dal basso, scattava dall’alto. Ricordava più un regista che cerca di catturare tutta l’atmosfera”
Non scomodo ulteriormente Parks, perchè lui è uno che un tipo di storytelling l’ha inventato, raccontando un’epoca e una società, se non per dire che il mondo è DRITTO. Le foto storte non sono artistiche, sono STORTE. Le uniche cose più o meno storte, lasciatemi passare il termine, sono le salite e le discese. Quelle sì. Ma una foto storta è storta, non è artistica. Pensavo: forse è un vezzo estemporaneo della fotografa, relativamente alla foto in questione (quella sotto) e così mi sono preso la briga di visitare il suo sito. Beh, di foto storte ce ne sono talmente tante che mi pare di capire che sia la sua cifra stilistica. E questo cambia un po’ le cose… Diceva qualcuno: “una foto mossa è un errore, 10 sono un progetto, 100 sono il tuo stile”. Forse lei è certificata per foto storte. Scherzi a parte, le foto storte mi disturbano forse anche più della brutta pos tproduzione visibile nella prima foto. Un simil HDR (che andrebbe abolito per legge nel prossimo Decreto “Sblocca Italia” di Renzi) ed eccessive spennellature selettiva qui e lì.
La foto in alto è dritta, è vero, ma non funziona. Forse la cosa che mi diverte di più è la mano dell’autista che, insieme alla direzione del suo sguardo fuori dal finestrino, denuncia la sua noia di dover andare a passo d’uomo oppure indica il suo interesse nelle passanti che si intravedono al lato del bus (che peraltro distraggono totalmente dal resto della scena). L’immagine ha dei colori impastati. Inoltre, i fari accesi creano un controluce fastidioso quasi quanti i riflessi di luce sul parabrezza del bus.
E’ un peccato che la fotografa abbia chiesto la lettura di queste immagini, perché sul suo sito ve ne sono di molto più interessanti e valide (a parte l’uso della stessa canzone per tutti gli slideshow sul sito, mi permetto di apprezzare i suoi lavori sulla maternità in arrivo).”
[ndr: * FOTOGRAFO QUALIFICATO, CERTIFICATO DA IMQ AI SENSI DELLA NORMA UNI 11476 “FIGURE PROFESSIONALI OPERANTI NEL CAMPO DELLA FOTOGRAFIA E COMUNICAZIONE VISIVA CORRELATA” questa scritta appare in calce alla email che ho ricevuto, sotto la firma. Onestamente lascia molto perplesso anche me. Mi sono informato su cosa si tratta e ho chiesto di conoscere i nomi della commissione giudicante il lavoro che viene sottoposto per l’ottenimento di tale certificazione. Mi è stato risposto semplicemente: un team di esperti. Credo sia troppo poco.
In merito al lavoro di Chiara anche in questo caso non posso che associarmi all’analisi del critico. Andando sul suo sito si possono vedere degli scatti sicuramente interessanti. Chissà perché ha voluto sottoporre a giudizio questi due che ho lasciato entrambi per meglio comprendere quanto scritto.]