Quando la ‘lingua’ cambia la sostanza
Sono quasi 20 anni che fotografo i matrimoni e nel corso di questi 4 lustri ho visto cambiare tante cose in ambito a questo genere fotografico. E’ praticamente scomparso il medio formato e il flash a torcia, il mitico Metz 45 CT5. Con l’avvento del digitale ho assistito a una vera rivoluzione. Gli album tradizionali – con qualche eccezione, io sono uno di quelle – sono stati sostituiti dai fotolibri. I provini stampati, da DVD e chiavette USB. Il cross processing ottenuto dallo sviluppare in bagni C-41 pellicole nate per l’E-6, sostituito da qualche plug in di Photoshop. Bruciature e mascheratura fatte sulla carta in fase di stampa ottenute adesso con regolazioni di luci e ombre in fotoritocco. La spuntinatura dei bianco e nero manuale sostituita dal magico ‘tampone’. Per non parlare poi dello stile. Siamo passati – devo dire negli ultimi 3-4 anni con un’accelerata degna del mitico Senna – dalla foto posata e il taglio della torta pre festa, a un più dinamico e interessante stile fotogiornalistico. Insomma si è assistito a un cambiamento radicale della nostra professione dall’approccio con la coppia alla presentazione del lavoro finale. Però…
Si c’è un ‘però’ curioso che ho notato in quest’ultimo periodo. Nel nostro Sud andava molto di moda il cosiddetto prematrimoniale, cioè fare delle foto e/o video prima del grande giorno in atteggiamenti romantici e sdolcinati. Devo dire che l’ho sempre trovato molto poco interessante e decisamente ‘vecchio’ come idea fotografica, ma.. guarda oggi quanto viene richiesto ed è cool fare delle ‘engagement session‘. Ho sempre criticato e considerato assurdo far rivestire gli sposi magari al ritorno dal viaggio di nozze e invece ecco spuntare il ‘trash the dress‘. La foto posata o costruita l’ho sempre rifiutata per principio, ma adesso si propone il ‘creative portrait‘. Quando usavi la pellicola la scelta della marca era determinante perché la corrispondenza cromatica con la realtà era fondamentale, così come la grana nel colore, il minimo possibile. Ecco che si prendeva la Fuji per i ‘verdi’ e la Kodak per l”incarnato’, mentre la TriX era il must per il bianco e nero. Adesso è trendy la foto ‘vintage‘. Quando la sposa si metteva l’abito era (e credo lo sia anche oggi) buona educazione chiedere il permesso di fare qualche scatto durante la vestizione onde evitare fotografie in biancheria intima che potevano imbarazzare genitori e nonni, ma oggi ecco direttamente dagli Stati Uniti il ‘wedding boudoir‘.
Che dire è bastato passare dall’italiano all’inglese per dare un’aura di novità a qualcosa che era ormai diventato ‘old fashion’.
Buona luce