Eid Mubarak
Colui che digiuna avrà la gioia e la felicità in due occasioni: quando interrompe il digiuno e quando incontrerà il suo Signore il Giorno del Giudizio.
[Maometto]
Tra tutti i fedeli di religione musulmana senza distinzioni di dove si trovano dall’Europa all’Indonesia, dagli Stati Uniti all’Iran, da Il Cairo a Dacca il giorno della fine del Ramadan è tra le più importanti festività dell’anno. E’ un giorno di gioia, termina il digiuno diurno, si torna alla normalità e, dopo la preghiera del mattino, ci si riversa per le strade, i bambini giocano, gli adulti macellano la carne, le donne preparano il grande pranzo. Un’esplosione di allegria e felicità; quando ci si incontra ci si augura buona festa: Eid Mubarak.
Il reportage che segue è stato realizzato a Dacca in Bangladesh dove la popolazione è per il 98% di fede musulmana. Nei giorni che precedono l’Eid al Fitr (la fine del digiuno), le città si svuotano e molti, che per la maggior parte dell’anno lavorano nella capitale, partono con il treno, con l’auto o con il battello verso l’entroterra per riunirsi con la famiglia che hanno lasciato nel loro paese d’origine. Tanti contadini, pescatori, agricoltori hanno abbandonato le campagne per cercare lavoro in città, un fenomeno che ha creato in Dacca, una sovrappopolazione impressionante e delle baraccopoli in cui si addensano, ai limiti della sopravvivenza, centinaia di migliaia di disperati.
Durante il Ramadan i ritmi quotidiani sono traslati a dopo il tramonto. Durante il giorno tutto è rallentato, è fatto divieto assoluto – salvo alcune eccezioni – di mangiare e bere, molti negozi sono chiusi. E’ curioso andare per centri commerciali che sembrano degli edifici abbandonati fino al tardo pomeriggio quando iniziano ad affluire migliaia di persone, in genere giovani, che occupano i tavoli dei fast food, dei ristoranti più o meno eleganti ed esclusivi, si siedono in terra lungo i corridoi, fanno la fila alla cassa, ordinano da mangiare e attendono senza toccare cibo lo scoccare delle 18. E’ incredibile vedere centinaia di persone come congelate che faticano anche a parlare tra loro con il tavolino stracarico di roba da mangiare e da bere. Sono ferme, quasi immobili come se un mago avesse fatto un incantesimo ma, dopo che il meuzzin ha cantato la preghiera della sera, riprendono vita. I bambini si abbuffano sulle patatine fritte e bevono Coca Cola, si mangiano humburger vegetali, frutta e verdura in abbondanza. I negozi si riempiono di gente. Si torna a fare acquisti, ci si prova i vestiti e si cerca quello più adatto a festeggiare l’ultimo giorno del mese.
Ejaz Ahmed, membro della Consulta per l’Islam italiano, descrive così l’Eid tipico:
“Questa giornata si apre con una preghiera speciale in moschea, poi ci si riunisce nelle case, si mangia finalmente insieme alla luce del sole, si indossano abiti nuovi e si fanno regali ai bambini. È anche l’occasione per pensare ai più sfortunati, versando un po’ di denaro in beneficienza”.
Anche a Dacca l’ho trascorso così. Fin dal primo mattino i fedeli arrivano nella grande moschea riempiendo pian piano ogni posto disponibile. Chi non riesce ad entrare si riversa nelle strade. Si prega secondo le regole del Corano. Poi si torna a casa e si festeggia. Ci si scambia doni di ogni genere e si trascorre del tempo con i familiari. I restanti due giorni si spendono, solitamente, in gite fuori porta, visite in parchi e attività ricreative in genere. Tipici dolci della festa sono i kahk, biscotti semplici e gustosi.
Eid Mubarak e buona luce